martedì 9 agosto 2011

ROMAN OPALKA


Roman Opalka (Afp)Roman Opalka (Afp)
«Tremando per la tensione davanti alla follia di una simile impresa, immergevo il pennello in un vasetto e, sollevando leggermente il braccio, lasciavo il primo segno, 1, in alto a sinistra, all'estremità della tela, perché non rimanesse nessuno spazio fuori dall'unica struttura logica che mi ero dato».
Così l'artista polacco Roman Opalka commentava l'incipit del suo progetto creativo - un progetto durato tutta la vita - interrotto lo scorso 6 agosto, perché il dio Crono, con cui l'artista aveva ingaggiato una sfida, ha avuto il sopravvento. Venti giorni prima di compiere ottant'anni - a Venezia, dove è in corso una sua personale presso la Galleria Michela Rizzo (www.galleriamichelarizzo.net), si sarebbe festeggiato l'evento - Opalka è morto a Chieti, dov'era in villeggiatura.
Nato in Francia il 27 agosto del 1931, l'artista di origine polacca si trasferì a Varsavia insieme alla famiglia nel 1946 dove studiò presso l'Academy of Fine Arts. Prima di traferirsi nuovamente in Francia, nel suo studio di Varsavia inaugurò il suo progetto di vita OPALKA 1965/1-∞, un lavoro con il quale l'artista ha votato la sua esistenza al tentativo di intrappolare lo scorrere del tempo. Un processo affascinante che consiste nel dipingere su tele di dimensioni sempre uguali (196x135 cm) con il colore bianco la numerazione progressiva crescente di numeri razionali interi dal numero 1, all'infinito.

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