Al di là delle numerose e possibili interpretazioni della sua pittura,
Hopper sarebbe rimasto fedele alla propria visione interiore
fino alla sua morte,
avvenuta il 15 maggio del 1967 nello studio newyorchese.
Charles Burchfield, nello scritto "Hopper.
Il percorso di una poesia silenziosa" pubblicato su "Art News"
del 1950 ha scritto: "I quadri di Hopper
si possono considerare da molte angolature.
C'è il suo modo modesto, discreto, quasi impersonale,
di costruire la pittura; il suo uso di forme angolari o cubiche
(non inventate, ma esistenti in natura); le sue composizioni semplici,
apparentemente non studiate; la sua fuga da ogni artificio dinamico
allo scopo di inscrivere l'opera in un rettangolo.
Tuttavia ci sono anche altri elementi del suo lavoro che
sembrano aver poco a che fare con la pittura pura,
ma rivelano un contenuto spirituale.
C'è, ad esempio, l'elemento del silenzio,
che sembra pervadere tutti i suoi lavori più importanti,
qualunque sia la loro tecnica.
Questo silenzio o, come è stato detto efficacemente, questa
"dimensione di ascolto", è evidente nei quadri in cui compare l'uomo
, ma anche in quelli in cui ci sono solo architetture. [...]
Conosciamo tutti le rovine di Pompei, dove furono ritrovate persone
sorprese dalla tragedia, "fissate per sempre" in un'azione
(un uomo fa il pane, due amanti si abbracciano, una donna allatta il bambino),
raggiunte improvvisamente dalla morte in quella posizione.
Analogamente, Hopper ha saputo cogliere un momento particolare,
quasi il preciso secondo in cui il tempo si ferma,
dando all'attimo un significato eterno, universale".
Hopper sarebbe rimasto fedele alla propria visione interiore
fino alla sua morte,
avvenuta il 15 maggio del 1967 nello studio newyorchese.
Charles Burchfield, nello scritto "Hopper.
Il percorso di una poesia silenziosa" pubblicato su "Art News"
del 1950 ha scritto: "I quadri di Hopper
si possono considerare da molte angolature.
C'è il suo modo modesto, discreto, quasi impersonale,
di costruire la pittura; il suo uso di forme angolari o cubiche
(non inventate, ma esistenti in natura); le sue composizioni semplici,
apparentemente non studiate; la sua fuga da ogni artificio dinamico
allo scopo di inscrivere l'opera in un rettangolo.
Tuttavia ci sono anche altri elementi del suo lavoro che
sembrano aver poco a che fare con la pittura pura,
ma rivelano un contenuto spirituale.
C'è, ad esempio, l'elemento del silenzio,
che sembra pervadere tutti i suoi lavori più importanti,
qualunque sia la loro tecnica.
Questo silenzio o, come è stato detto efficacemente, questa
"dimensione di ascolto", è evidente nei quadri in cui compare l'uomo
, ma anche in quelli in cui ci sono solo architetture. [...]
Conosciamo tutti le rovine di Pompei, dove furono ritrovate persone
sorprese dalla tragedia, "fissate per sempre" in un'azione
(un uomo fa il pane, due amanti si abbracciano, una donna allatta il bambino),
raggiunte improvvisamente dalla morte in quella posizione.
Analogamente, Hopper ha saputo cogliere un momento particolare,
quasi il preciso secondo in cui il tempo si ferma,
dando all'attimo un significato eterno, universale".
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