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15/12/2011 - LA STORIA
Gli inuit si raccontano
con le matite colorate
Ning_35 - Ningeokuluk Teevee, Bed of kelp (2004)
Esplode il fenomeno dell’arte esquimese. A Roma apre una
mostra tutta al femminile
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA
Cape Dorset, o piuttosto Kinngait - questo il nome del villaggio nel linguaggio degli «inuit», quelli che comunemente da noi si chiamano eschimesi - è un mucchietto di case dove vivono 1.300 anime. Si trova su una baia della parte sud della Terra di Baffin, appena sotto il Circolo polare artico, nel cuore del Territorio del Nunavut. In questo lembo settentrionale di Canada, dove la temperatura media nel «caldo» luglio è di 7 gradi, e di 25 gradi sottozero in gennaio, da molti anni è concentrato il cuore dell’arte del popolo Inuit. Qui dagli anni ‘50 le forme più tradizionali di arte, come la scultura su pietra o su ossa, si sono incontrate con quelle più moderne come la grafica fino a far diventare Kinngait la comunità del Canada «più artistica», con oltre il 20% della manodopera che lavora nel campo dell’arte. Tantissime di queste artiste sono donne: disegnano o dipingono a casa, usando strumenti semplici come le matite colorate, raccontando spesso scene di vita quotidiana o scegliendo invece raffigurazioni più astratte. Questi disegni, poi, vengono portati a Kinngait dai maestri stampatori della West Baffin Eskimo Co-op.
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