venerdì 1 luglio 2011

BALTHUS -- a la Rossinière


Balthus nei boschi di Rossinière

21 ottobre 2004 - 15:43

Il pittore francese di origine polacca visse e lavorò per 24 anni 

nella campagna vodese vicino a Chateau-d’Oex. 

Con la seconda moglie Setsuko si stabilì nel prestigioso 

Grand Chalet di Rossinière.


«In fondo, siamo venuti qui per la mia nostalgia della montagna.
 Rossinière mi aiuta ad avanzare. A dipingere. (…) Qui regna una sorta di pace.
La forza delle cime, il peso delle nevi intorno, la loro massa bianca,
 la calma placida degli chalet posati sugli alpeggi, il tintinnio dei campanacci,
la regolarità della piccola ferrovia che serpeggia sulla montagna,
tutto esorta al silenzio».

Così Balthus, pseudonimo per Balthazar Klossowski conte de Rola (1908-2001),
il pittore metafisico dei gatti e delle adolescenti sensuali e maliziose,
ricorda nei suoi «Mémoires» le sensazioni che gli ispirava l’incantevole paesaggio
 in cui si era ritirato a vivere nel 1977.

Lui e la seconda moglie Sestuko, di origine giapponese, quell'anno avevano acquistato
 il Grand Chalet, monumento storico di Rossinière che proprio nel 2004 festeggia 250 anni.
 Vi installarono i loro atelier, in un ambiente speciale anche per la luce particolarmente adatta a dipingere.

«Il giorno che viene – prosegue Balthus nei "Mémoires" – farà progredire il quadro,
quello in lavorazione da tanto tempo.
 Forse solo un tocco di colore, e la lunga meditazione davanti alla tela.
Solo questo. E la speranza di domare il mistero».

Lo chalet nelle Alpi svizzere

Oggi a Rossinière, a custodire le memorie di Balthus c'è la vedova
Setsuko Klossowska de Rola.
 Pittrice lei stessa, discendente da un’antica famiglia di samurai di Kyoto,
 vive sola nel grande chalet, se si escludono le visite della figlia Harumi.
Ma la contessa Setsuko dice di non sentirsi intimidita, anzi:
le pare di essere protetta da una divinità, la stessa sensazione provata
al primo ingresso nell'edificio col marito, tanti anni fa.

«Dev'essere il destino che ci ha portato qui – ricorda – siamo arrivati la prima volta per caso
, con amici di Gstaad, per prendere un tè. All'epoca il Grand Chalet era ancora un albergo,
 che aveva ospitato fra gli altri Victor Hugo e Alfred Dreyfuss.
Noi abitavamo in Italia, Balthazar dal 1961 dirigeva l'Accademia di Francia a Roma».

«Ma il medico gli aveva consigliato di trasferirsi in montagna per ragioni di salute.
Così, nel 1976, ecco il nostro giro di esplorazione a Gstaad e a Rossinière.
Appena entrati nel Grand Chalet, il legno ci ha avvolto col suo calore…l'atmosfera
 ci è sembrata straordinaria, come quella di una vecchia casa giapponese.
Non abbiamo avuto dubbi…in pratica è lo chalet che ha scelto noi».

Detto fatto, in pochi mesi i Balthus si accordano per l'acquisto con l'allora proprietario Devenish, e nel 1977 si trasferiscono a Rossinière.





Qui il pittore trascorrerà gli ultimi 24 anni della sua esistenza.

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