giovedì 11 agosto 2011
Vasari ad Arezzo
Design e scultura in U.K.
mercoledì 10 agosto 2011
Modigliani - Picasso - Dalì
HANS PURRMANN
HANS PURRMANN
Un maestro del colore. Dipinti, scritti e amicizie.
10 aprile – 28 agosto 2011
Hans Purrmann nasce a Speyer nel 1880. Si forma come artista a Monaco e a Berlino, tra i maestri dell’Impressionismo tedesco (Liebermann, Slevogt e Corinth) e le nuove avanguardie (Kandinsky, Klee, Marc); poi – tappa decisiva – a Parigi, dove si trasferisce nel 1905 per rimanerci fino al 1914. A Parigi Purrmann si confronta con l’opera di due figure che si riveleranno decisive nel suo percorso: Paul Cézanne e Henri Matisse, di cui sarà discepolo e amico.
Dopo il rientro a Berlino, si stabilisce a Langenargen, sul lago di Costanza. Tra il 1935 e il 1943 soggiorna a Firenze, ricoprendo la carica di direttore dell’istituto germanico di Villa Romana. Risiede infine, vicino all’amico Hermann Hesse, a Montagnola nel Canton Ticino dove dimora dal 1944 per oltre un ventennio fino alla morte, nel 1966.
Dopo il rientro a Berlino, si stabilisce a Langenargen, sul lago di Costanza. Tra il 1935 e il 1943 soggiorna a Firenze, ricoprendo la carica di direttore dell’istituto germanico di Villa Romana. Risiede infine, vicino all’amico Hermann Hesse, a Montagnola nel Canton Ticino dove dimora dal 1944 per oltre un ventennio fino alla morte, nel 1966.
Museo Rietberg - pittura indiana
Ottocento anni di pittura indiana ripercorsi attraverso 240 opere di 40 artisti. Sono le cifre dell'esposizione "La via del maestro - i grandi artisti dell'India dal 1100 al 1900" che può essere visitata dal primo maggio al 21 agosto al Museo Rietberg di Zurigo. Mai prima d'ora è stato possibile scoprire in Occidente una raccolta così rappresentativa della pittura indiana, affermano i responsabili della mostra. Se i nomi di artisti come Manaku o Farrouh Beg non sono altrettanto noti di quelli di Picasso o di Rembrandt, non è perché essi non lo meritano, ma piuttosto perché nell'arte indiana il culto della personalità non è diffuso. La mostra - che in autunno sarà presentata anche al Metropolitan Museum di New York - presenta opere di artisti di tutte le regioni del subcontinente. Per allestirla gli storici hanno dovuto realizzare ricerche dettagliate
Current exhibitions in Rijksmuseum Schiphol - Rijksmuseum Amsterdam, the museum of the Netherlands
FRANCESCO CLEMENTE
FRANCESCO CLEMENTE. PALINSESTO
8. GIUGNO - 4. SETTEMBRE 2011
Francesco Clemente, nato a Napoli nel 1952, ha sperimentato un linguaggio pittorico straordinario che si basa su una serie di simboli senza tempo, miti, culture e filosofie.Spesso accusati di erotismo, la sua opera ha anche una qualità profonda religiosa.La varietà di mezzi che utilizza e l'oggetto del suo lavoro è profondamente informata dalla vita nomade artistica di Clemente. Dal 1970 ha sempre viaggiato tra Italia e India aggiungendo New York ai suoi luoghi preferiti di residenza dal 1980.
Questa mostra alla Kunsthalle Schirn è la prima proiezione completa dei suoi dipinti e disegni in Germania, in più di un quarto di secolo. Si riunisce oltre quaranta opere realizzate tra il 1978 e il 2011. Prendendo come punto di partenza di Clemente prime opere su carta, la mostra comprende anche alcuni dipinti di formato non solo grande ma anche più recenti, acquarelli spettacolare monumentale. La mostra, che è stato concettualizzato in stretta collaborazione con l'artista, mette in luce per la prima volta la stretta somiglianza di estetica Clemente per il modo in cui si attualizzano i riferimenti in un palinsesto: cancellazione, cancellazione parziale, e la sovrapposizione di scrittura superfici. Così facendo, essa rivela una preoccupazione per il centro della sua opera: la convinzione di Clemente nel suo ruolo di artista come una sorta di testimonianza universale della coscienza.
Curatore: Pamela Kort, Berlino
martedì 9 agosto 2011
SALVATOR DALI'
L'ossessione di Salvator Dalì
per la Divina commedia
L'artista del sogno interpreta Dante.
Cento xilografie a colori di Salvator Dalì
raccontano la Divina commedia.
Un viaggio iconografico che esplora
i tre regni danteschi (Inferno, Purgatorio
e Paradiso) attraverso linguaggi espressivi
differenti.
Dalì come Dante attinge alla propria memoria
e al proprio percorso artistico per raccontare
in maniera inedita quel mondo ultraterreno
e ordinato concepito dalla chiesa.
Non lo disturba il confronto con Blake, Doré o Botticelli.
In questi lavori ritroviamo "le allucinazioni degli anni Trenta,
la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica,
il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici",
scrive Maurizio Vanni, curatore della mostra Ossessione Dalí.
Passione, ribellione e lucida follia, allestita fino al 21 agosto alla
Pinacoteca Civica di Follonica.
"Dalí non si accontenta né di illustrare né di spiegare i significati
di certi passaggi letterari, ma cerca di risalire all'emozione e al pensiero
che strutturano la scrittura e, nel caso fossero identificabili,
i metodi filologici e i riferimenti culturali adottati dall'autore",
prosegue Vanni.
Cento xilografie a colori di Salvator Dalì
raccontano la Divina commedia.
Un viaggio iconografico che esplora
i tre regni danteschi (Inferno, Purgatorio
e Paradiso) attraverso linguaggi espressivi
differenti.
Dalì come Dante attinge alla propria memoria
e al proprio percorso artistico per raccontare
in maniera inedita quel mondo ultraterreno
e ordinato concepito dalla chiesa.
Non lo disturba il confronto con Blake, Doré o Botticelli.
In questi lavori ritroviamo "le allucinazioni degli anni Trenta,
la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica,
il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici",
scrive Maurizio Vanni, curatore della mostra Ossessione Dalí.
Passione, ribellione e lucida follia, allestita fino al 21 agosto alla
Pinacoteca Civica di Follonica.
"Dalí non si accontenta né di illustrare né di spiegare i significati
di certi passaggi letterari, ma cerca di risalire all'emozione e al pensiero
che strutturano la scrittura e, nel caso fossero identificabili,
i metodi filologici e i riferimenti culturali adottati dall'autore",
prosegue Vanni.
Passano in rassegna i
"Bestemmiatori" del tredicesimo canto dell'Inferno.
Dalì ci offre la sua visione "molle" e
surreale della spiaggia desertica
davanti a cui Dante e Virgilio si fermano.
Qui sono sdraiati "i violenti contro Dio".
Poi ecco il turno dei "Simoniaci", i dannati
del diciannovesimo canto, incastrati nelle "scoglio"
da cui fuoriescono solo le gambe,
mentre dal Paradiso appare "La croce di Marte"
dove l'immagine di Cristo crocifisso ricorda
il "Cristo di San Giovanni", sempre di Dalì, del 1951.
Il cammino artistico del pittore amato da Hitchcock e Disney si ripercuote
da una xilografia all'altra.
"Anche il particolare uso del colore e della luce corrisponde a una vera
raccolta di metodi differenti: dalla vibrazione veloce del tratto fino all'utilizzo
dei contrasti cromatici", sottolinea Vanni.
In totale si contano trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole
riferite ai tre cantici, un lavoro durato dieci anni (1950 – 1959) e
presentato al pubblico nel 1960 al Palais Gallièra di Parigi.
Da subito venne considerata come l'opera illustrativa più importante
mai realizzata da Dalí.
Dal 26 agosto al 18 settembre la mostra si trasferisce alla Villa Sforzesca
di Castell'Azzara, mentre dal 25 settembre al 30 ottobre alla
Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano.
La Maremma incontra Dalì e le sue xilografie "dall'aspetto variopinto d'ali di farfalla",
così amava definirle l'artista amico di Buñuel.
Ossessione Dalí. Passione, ribellione e lucida follia
Fino al 21 agosto alla Pinacoteca Civica di Follonica
www.museidimaremma.it
"Bestemmiatori" del tredicesimo canto dell'Inferno.
Dalì ci offre la sua visione "molle" e
surreale della spiaggia desertica
davanti a cui Dante e Virgilio si fermano.
Qui sono sdraiati "i violenti contro Dio".
Poi ecco il turno dei "Simoniaci", i dannati
del diciannovesimo canto, incastrati nelle "scoglio"
da cui fuoriescono solo le gambe,
mentre dal Paradiso appare "La croce di Marte"
dove l'immagine di Cristo crocifisso ricorda
il "Cristo di San Giovanni", sempre di Dalì, del 1951.
Il cammino artistico del pittore amato da Hitchcock e Disney si ripercuote
da una xilografia all'altra.
"Anche il particolare uso del colore e della luce corrisponde a una vera
raccolta di metodi differenti: dalla vibrazione veloce del tratto fino all'utilizzo
dei contrasti cromatici", sottolinea Vanni.
In totale si contano trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole
riferite ai tre cantici, un lavoro durato dieci anni (1950 – 1959) e
presentato al pubblico nel 1960 al Palais Gallièra di Parigi.
Da subito venne considerata come l'opera illustrativa più importante
mai realizzata da Dalí.
Dal 26 agosto al 18 settembre la mostra si trasferisce alla Villa Sforzesca
di Castell'Azzara, mentre dal 25 settembre al 30 ottobre alla
Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano.
La Maremma incontra Dalì e le sue xilografie "dall'aspetto variopinto d'ali di farfalla",
così amava definirle l'artista amico di Buñuel.
Ossessione Dalí. Passione, ribellione e lucida follia
Fino al 21 agosto alla Pinacoteca Civica di Follonica
www.museidimaremma.it
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