L'artista del sogno interpreta Dante.
 Cento xilografie a colori di Salvator Dalì
 raccontano la Divina commedia.
 Un viaggio iconografico che esplora
i tre regni danteschi (Inferno, Purgatorio
 e Paradiso) attraverso linguaggi espressivi
 differenti.
 Dalì come Dante attinge alla propria memoria
 e al proprio percorso artistico per raccontare
in maniera inedita quel mondo ultraterreno
 e ordinato concepito dalla chiesa.
 Non lo disturba il confronto con Blake, Doré o Botticelli.
In questi lavori ritroviamo "le allucinazioni degli anni Trenta,
 la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica,
 il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici",
scrive Maurizio Vanni, curatore della mostra Ossessione Dalí.
 Passione, ribellione e lucida follia, allestita fino al 21 agosto alla
Pinacoteca Civica di Follonica.
 "Dalí non si accontenta né di illustrare né di spiegare i significati
 di certi passaggi letterari, ma cerca di risalire all'emozione e al pensiero
che strutturano la scrittura e, nel caso fossero identificabili,
 i metodi filologici e i riferimenti culturali adottati dall'autore",
prosegue Vanni.
Passano in rassegna i
"Bestemmiatori" del tredicesimo canto dell'Inferno.
 Dalì ci offre la sua visione "molle" e
surreale della spiaggia desertica
davanti a cui Dante e Virgilio si fermano.
Qui sono sdraiati "i violenti contro Dio".
Poi ecco il turno dei "Simoniaci", i dannati
del diciannovesimo canto, incastrati nelle "scoglio"
 da cui fuoriescono solo le gambe,
 mentre dal Paradiso appare "La croce di Marte"
dove l'immagine di Cristo crocifisso ricorda
 il "Cristo di San Giovanni", sempre di Dalì, del 1951.
Il cammino artistico del pittore amato da Hitchcock e Disney si ripercuote
da una xilografia all'altra.
"Anche il particolare uso del colore e della luce corrisponde a una vera
 raccolta di metodi differenti: dalla vibrazione veloce del tratto fino all'utilizzo
 dei contrasti cromatici", sottolinea Vanni.
In totale si contano trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole
riferite ai tre cantici, un lavoro durato dieci anni (1950 – 1959) e
 presentato al pubblico nel 1960 al Palais Gallièra di Parigi.
 Da subito venne considerata come l'opera illustrativa più importante
mai realizzata da Dalí.
 Dal 26 agosto al 18 settembre la mostra si trasferisce alla Villa Sforzesca
 di Castell'Azzara, mentre dal 25 settembre al 30 ottobre alla
 Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano.
 La Maremma incontra Dalì e le sue xilografie "dall'aspetto variopinto d'ali di farfalla",
 così amava definirle l'artista amico di Buñuel.

Ossessione Dalí. Passione, ribellione e lucida follia
Fino al 21 agosto alla Pinacoteca Civica di Follonica
www.museidimaremma.it