sabato 30 luglio 2011

Museo Sartorio

Gino Severini - Futurista

GINO SEVERINI


Severini, Gino

Pittore (Cortona 1883 - Parigi 1966).
 A Roma dal 1899, conobbe U. Boccioni e G. Balla
 che lo introdusse alla tecnica divisionista. 
Stabilitosi nel 1906 a Parigi (dove trascorse, con intervalli,
 la maggior parte della sua vita), S. entrò in contatto con 
i circoli dell'avanguardia artistica e letteraria legandosi, 
in particolare, a P. Picasso, A. Modigliani, M. Jacob e P. Fort.
maternità

ballerina blu 1912

natura morta

Paul Klee

FEDERICO FELLINI


Fellini l'artista

Prima di diventare un regista cinematografico, Federico Fellini è stato un caricaturista di talento.
Durante la sua vita ha continuato a disegnare, per un totale di circa 30'000 opere. La Fondazione Fellini per il cinema possiede circa 200 disegni dei suoi ultimi anni.





giovedì 28 luglio 2011

Henri de Toulouse Lautrec - a cura di I. Klein

il Rinascimento --- in Abruzzo


Il 28 luglio nel Castello Piccolomini di Celano (AQ) aprirà al pubblico la mostra
 “Il Rinascimento danzante. Michele Greco da Valona e gli artisti dell’Adriatico
 tra Abruzzo e Molise”. 
La presenza di opere dell’artista albanese Michele Greco da Valona 
in territorio abruzzese e molisano ha stimolato gli sforzi sinergici delle 
Soprintendenze ai Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo e del Molise,
 volti ad approfondire le manifestazioni sui territori abruzzese e molisano di 
quel filone artistico denominato “Rinascimento adriatico”. 
La mostra pone l’accento sulla circolazione di maestri tra le due sponde dell’Adriatico 
e sulla direttrice nord sud lungo la costa adriatica. 
Nei primi anni del Cinquecento Michele Greco, artista proveniente dall’Albania, 
si sposta verso l’Abruzzo e di qui, tramite l’importante direttrice nord sud rappresentata 
dal tratturo L’Aquila – Foggia, raggiunge il Molise lavorando per la Collegiata 
di Santa Maria Maggiore di Guglionesi. 
Se la figura dell’artista albanese appare come emblematica di una commistione di culture 
– il retaggio bizantino e il Rinascimento italiano – grande rilievo hanno anche artisti 
come Iacobello del Fiore, Carlo Crivelli e Pietro Alamanno che, tra la fine del Trecento 
e la fine del Quattrocento, scendendo da Nord lungo la costa adriatica,
 si fanno esempio e portavoce di orientamenti maturati nella regione veneta, 
storicamente aperta ai rapporti culturali con i territori che si affacciano sull’Adriatico 
e con le regioni di cultura bizantina. 

La mostra è a cura della Soprintendente ai Beni Storico Artistici dell’Abruzzo 
Lucia Arbace e del Soprintendente ai Beni Storico Artistici del Molise 
Daniele Ferrara.


Redattore: PIETRO COCCO



MAXXI


Tre nuove mostre al MAXXI saranno presentate domani in anteprima alla stampa

iniziativa

Phoenix International Media Center_©Shao Weiping (BIAD_UFo)
Phoenix International Media Center_©Shao Weiping (BIAD_UFo)
Tre nuove mostre al MAXXI. VERSO EST. Architecture Chinese Landscape, ovvero un focus su come negli ultimi 10 anni è cambiato il paesaggio di una nazione proiettata al futuro con ritmi vertiginosi. L’ITALIA VA IN VACANZAFotografie dalle collezioni del MAXXI Architettura: alla vigilia delle attese ferie d’agosto, lo sguardo ironico, acuto, trasversale di 11 fotografi di fama internazionale sui lidi, le città, i monti scelti dagli italiani per le vacanze. CARLO SCARPA e la forma delle parole propone invece una versione inedita del grande architetto, attento anche al lettering e alla forma dell’impaginazione delle parole nelle sue architetture e opere a stampa. 

Le mostre saranno presentate in anteprima alla stampa giovedì 28 luglio alle ore 18.30. Seguirà, alle 19.30, l’inaugurazione. 

Saranno presenti Roberto Cecchi, Segretario Generale del MiBAC, Antonella Recchia, Direttore Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MiBAC, Pio Baldi, Presidente Fondazione MAXXI, Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, Fang Zhenning, curatore della mostra VERSO EST, esponenti dell’Ambasciata Cinese in Italia. Inoltre Francesca Fabiani edEsmeralda Valente curatrici rispettivamente di L’ITALIA VA IN VACANZA e CARLO SCARPA, Elena Motisi e Silvia La Pergola che hanno curato rispettivamente il coordinamento generale e il coordinamento tecnico di VERSO EST. 

mercoledì 27 luglio 2011

CULTURA MOCHE -- vasi erotici

Mochica Cultura che fiorì fra il 200 a.C. e il 1000 d.C. circa 
sulla costa N del Perù, nelle valli di Moche, Chicama e Virù;
 raggiunse la fase di massima complessità nel Periodo 




classico (900-1100 d.C.)

Mattia Moreni alla Fondazione Michetti - 23 luglio 2011

martedì 26 luglio 2011

TOULOUSE - LAUTREC


TOULOUSE-LAUTREC e la Parigi della Belle Époque

Fondazione Magnani Rocca, Parma - Mamiano di Traversetolo
Dal 10 settembre all' 11 dicembre 2011
Henri de Toulouse-Lautrec, Reine de Joie, 1892
Henri de Toulouse-LautrecReine de Joie, 1892
Una mostra su Henri de Toulouse-Lautrec in Italia mancava da parecchi anni.
Il vuoto viene colmato dalla Fondazione Magnani Rocca che, dal 10 settembre all’11 dicembre 2011 nella sua sede di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, propone una originale riflessione sul celebre artista francese.
La mostra, che inaugura la presidenza di Giancarlo Forestieri, è curata da Stefano Roffi - con saggi in catalogo di Arturo Carlo Quintavalle, Ada Masoero, Mauro Carrera e del curatore - ed è frutto della collaborazione della Magnani Rocca col Museum of Fine Arts di Boston, col Musée d’Ixelles-Bruxelles, con la Fondazione E. G. Bührle di Zurigo, col MIBAC - Soprintendenza BSAE per le province di Venezia Belluno, Padova e Treviso, con la Galleria d’Arte Moderna di Milano e con altri musei e collezioni italiani ed esteri.
Fondazione Cariparma e Cariparma Crédit Agricole sono i mecenati dell’iniziativa.
È noto come una parte della produzione dell’aristocratico Toulouse-Lautrec (Albi 1864 - Malromé 1901), si sviluppi sulla scia del “japonisme”, ovvero l’ispirazione all’arte giapponese; egli traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso al contesto occidentale dei locali notturni e delle maisons closes, ovvero le case chiuse che frequenta non solo come artista. È nell’ambito delle sue celeberrime affiches, presenti in mostra nell’intero corpus, che la rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese si esprime più evidentemente: dai profili degli uomini in cilindro, alle ombre nere alle spalle del soggetto, alla silhouette “senza testa” della cantante Yvette Guilbert nel notissimo Divan Japonais.
I suoi manifesti sono capolavori d’arte e documenti di un’epoca: conquistarono il pubblico d’allora che li amò e li collezionò, in un periodo in cui altri grandi maestri si cimentavano in questo genere in forte ascesa. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono nella mostra “Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Époque”. Da notare come nei musei italiani siano rarissime le opere di Lautrec; si tratta quindi di un’occasione imperdibile per vedere suoi lavori senza dover raggiungere grandi musei internazionali.
Henri de Toulouse-Lautrec, Napoléon, 1895
Henri de Toulouse-LautrecNapoléon, 1895
( da: pitturaedintorni.it)

GABRIELLA BELLI


Gabriella Belli in autunno lascia il Mart
per assumere la direzione della
Fondazione Musei Civici di Venezia



Come annunciato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia,
Gabriella Belli accetta l’incarico di Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia
che comprende 12 musei tra i più importanti della città. L’incarico sarà operativo a partire dal tardo autunno 2011. 
Gabriella Belli avrà il compito di individuare e proporre i programmi della Fondazione, e ne curerà gli aspetti culturali, scientifici e artistici.

Gabriella Belli lascia il Museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, dopo un’esperienza di oltre 27 anni.
E’ infatti nel 1981 che avvia il primo nucleo del Museo d’arte e moderna e contemporanea del Trentino.


“Lascio un museo che funziona – dichiara Gabriella Belli, raggiunta a Parigi dove è impegnata a seguire il disallestimento della mostra di Gino Severini, che a settembre aprirà a Rovereto  - e sono orgogliosa di aver contribuito a tracciarne la strada.
Il progetto del Mart continua, ed è anzi più vivace che mai. Il museo è ben strutturato, ha raggiunto e in molti casi superato, i traguardi che ci eravamo dati.
In futuro potrà solo crescere, grazie alla creatività e alla passione che sicuramente animeranno la nuova dirigenza.
Sento che a livello personale, si apre per me un’inedita fase professionale.
Venezia è uno tra i più importanti luoghi della museografia italiana e sono onorata di accogliere l’eredità di un grande Direttore come Giandomenico Romanelli.”

Gabriella Belli, nata a Trento nel 1952, aveva assunto la direzione del Mart nel 1989, creato ex novo dalla Provincia Autonoma di Trento dalla fusione di due enti museali preesistenti. L’esperienza maturata in quel ruolo da Gabriella Belli si è rivelata fondamentale nella costruzione della nuova sede del Mart, a Rovereto, progettata dall’architetto ticinese Mario Botta e inaugurata nel dicembre del 2002. Responsabile dell’intero progetto museografico del Mart, Gabriella Belli ha anche curato personalmente oltre 60 mostre d’arte moderna e contemporanea, d’architettura e di design, ma soprattutto alcuni grandi eventi espositivi come, solo per citarne alcuni, “Le Stanze dell’ Arte” (2002), “Montagna. Arte scienza mito” (2003), “La Danza delle Avanguardie” (2005), “Mitomacchina” (2006), “La parola nell’arte” (2007), “Arte Italiana del ‘900. Da Boccioni a Fontana”, (2005, The State Ermitage di San Pietroburgo), “Italia Nova” (2006 Parigi, Grand Palais), “Futurismo. Una rivoluzione radicale” (2008, The Puskin Museum, Mosca) e “Gino Severini (1883 – 1966), futuriste et néoclassique” (2011, Musée de l’Orangerie).  

MartRovereto Corso Bettini, 43, 38068
Rovereto (TN)
 

di FRANCESCO CATALUCCIO


CULTURA
25/07/2011 - CAMMINARE

Da Firenze a Fiesole
assieme a Boccaccio

Il panorama di Firenze sullo sfondo della Badia Fiesolana

La "passeggiata per antonomasia", sulla collina dove Calandrino credette di essere diventato invisibile

FRANCESCO M. CATALUCCIO
“C ammin facendo…» era l’intercalare col quale la nonna Giulia riprendeva fiato, e riordinava le idee, quando mi raccontava le storie per addormentarmi. Accoccolata vicino al mio letto, con il cane lupo Penelope ai piedi, nella sua grande casa di Firenze, dietro la Questura, si sentiva puntualmente chiedere dalla mia vocetta irrimediabilmente sveglia: «Facendo cosa?». Questo la faceva innervosire. Per lei sembrava ovvio che il tempo si facesse trascorrere camminando. Ma il cammino tornava anche in altre sue espressioni. Per dire che una cosa andava trattata con pazienza, nei tempi giusti, diceva: «Cammin, cammino». Quando la facevo arrabbiare, invece, mi mandava via con un brusco: «Cammina!».

Fu lei che - avrò avuto quattro anni - mi portò, in un tiepido pomeriggio primaverile, a fare per la prima volta quella camminata che sarebbe diventata la mia «passeggiata per antonomasia», finché abitai nell’appartamento sopra i tetti, dei miei genitori, nella via che prendeva il nome dal maestro sodomita di Dante, alla periferia Nord della città.

La strada saliva dolcemente, tra villini inizio Novecento, e si interrompeva di fronte a un alto muro di un rigoglioso parco ai piedi della collina di Fiesole. Sulla sinistra si scendeva di pochi passi fino al torrente Mugnone, dove c’era il capolinea del malinconico autobus numero 1 e finiva ufficialmente la città. Una strettoia, quasi una gola di alti muri di grigia pietra con dietro alti cipressi, di quelli che solo Ottone Rosai ha saputo rappresentare con poesia, immetteva nella vecchia via Boccaccio che, costeggiando il fiume, iniziava a salire in ampie volute. A sinistra, oltre il Mugnone, la via Faentina, nascosta dalle case e dagli alberi e, sullo sfondo, il dolce e scuro Monte Morello, con le sue antenne punteggiate di luci intermittenti e l’edificio bianco a vetri del Sanatorio. Più avanti, in direzione del cimitero di Trespiano, come candidi funghi abbarbicati nelle fragile roccia, le ville irraggiungibili, alla Frank Lloyd Wright, del suo seguace fiorentino Ricci. A destra, costeggiata dalla strada, la collina di olivi e cipressi, col prato all’inglese, sormontata da quella che chiamavamo la Villa. Là, già in alto e isolati e con l’acqua corrente del fiume a portata di mano, si sarebbero rifugiati, per sfuggire alla peste del 1348, quei buontemponi sedentari che, per passare il tempo, si raccontavan le novelle tramandateci dal Decamerone di Giovanni Boccaccio. Su quel fiume, il povero Calandrino cercò invano la Pietra Filosofale, mentre Buffalmacco e gli altri lo lapidavano fingendo che fosse diventato invisibile.

Per anni, centinaia di volte, ho percorso quella strada in su e in giù, fino a San Domenico, a volte su fino a Fiesole. Durante l’Università, tutti i pomeriggi, prima di mettermi a studiare, salivo quella collina e mi immergevo nell’essenza di Firenze, guardandola poi dall’alto, dalla terrazza dinanzi a quel capolavoro dell’architettura romanica, fatta di marmi iscritti nei mattoni, che è la Badia Fiesolana. Quella era la sosta che dava un certo senso metafisico alla camminata, soprattutto in inverno, guardando il precoce tramonto.

Calpestando le pietre levigate dal tempo di quella strada poco frequentata, percepivo un po’ alla volta il passare delle stagioni. Dopo i primi tornanti, le gambe andavano quasi da sole e la fantasia superava i muri e i cancelli, mettendo assieme con la coda dell’occhio le cime degli alberi. Mi allontanavo e mi riavvicinavo a Firenze in due ore. Quelle camminate eran come false partenze. Andando su e giù per la vecchia via Boccaccio, macinando un tutti quei chilometri, mi son passati velocemente gli anni. Cammin facendo mi son fatto adulto, ma non sono riuscito a diventare invisibile.

LUCIAN FREUD


CULTURA
22/07/2011 - IL PITTORE E' MORTO A LONDRA, AVEVA 88 ANNI

Lutto nel mondo dell'arte,
è morto Lucian Freud

Lucian Freud al lavoro. Nipote del fondatore della psicoanalisi, è nato a Berlino l’8 dicembre 1922, ma dopo l’ascesa al potere di Hitler in Germania riparò con la sua famiglia in Inghilterra.
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Nipote del padre della psicanalisi, contribuì con i suoi lavori
a ridefinire l’arte figurativa contemporanea

Il pittore di fama internazionale Lucian Freud, che con i suoi lavori contribuì a ridefinire l’arte figurativa contemporanea, è morto oggi a Londra all’età di 88 anni. Lo ha confermato al New York Times la galleria londinese di William Acquavella, agente dell’artista.

Nato a Berlino nel 1922, nipote di Sigmund Freud (era suo nonno), Lucian Freud lasciò la capitale tedesca dopo che Hitler salì al potere e nel 1933 si trasferì a Londra. Prese la nazionalità britannica e prestò servizio nella British Navy. Lucian Freud ha dedicato l’intera sua vita alla pittura ed era considerato uno dei più potenti ed espressivi pittori figurativi contemporanei. Famosi nel mondo i suoi ritratti, i nudi, i volti dei suoi personaggi, scavati in un realismo neo-espressionista che era il suo tratto distintivo.

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