venerdì 21 ottobre 2011

PAOLO VALLORZ

Al Mart, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di
 Trento e Rovereto, dal 2 luglio al 13 novembre,
 un’importante mostra celebra un grande artista 
contemporaneo europeo, strettamente legato alle proprie radici trentine.

Paolo Vallorz, nasce a Caldés (Trento) nel 1931, ma vive a Parigi da sempre.

 Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia e
 all'Accademia Libera di Montparnasse e ha percorso la storia dell’avanguardia 
artistica internazionale, frequentando artisti e critici del calibro 
di Ives Klein, Alberto Giacometti, Alberto Burri e 
Pierre Restany.
 Il suo segno distintivo è una personalissima pittura figurativa 
nella quale vivono i colori, le luci e i profumi della sua terra.

PICASSO


Pisa, Palazzo Blu

mostra: Ho voluto essere pittore e sono diventato Picasso
Dal 14 ottobre 2011 al 12 febbraio 2012

Filippo Lippi e Sandro Botticelli

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Filippo Lippi, Madonna in adorazione col bambino
Filippo Lippi, Madonna in adorazione col bambino
La mostra delle Scuderie del Quirinale
, Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella
 Firenze del '400 vuole presentare al pubblico
 i circa trentaquattro anni di attività del maestro, 
proficui come pochi altri, per quantità e
 qualità di opere: dalle tavole agli affreschi,
 ai raffinati disegni su carte colorate,
 veri e propri capolavori a se stanti.
 Opere celebri e preziosissime che giungono 
per l'occasione, come consuetudine 
per le grandi mostre delle Scuderie del Quirinale, 
dai più importanti musei di tutto il mondo 
e da poche, superbe, collezioni private.

Grazie, infine, alla fondamentale collaborazione
 del Polo museale fiorentino, del Fondo Edifici di Culto e grazie al contributo 
generoso di associazioni private come "Friends of Florence",
 la mostra offre un'occasione unica per vedere riuniti i capolavori del maestro toscano
 proprio a Roma dove Filippino ha studiato le antichità e lasciato il ciclo
 affrescato della cappella Carafa, ripercorrendone la vicenda umana 
e artistica e offrendo la possibilità irripetibile di confronti con alcune opere
 del grande Botticelli, maestro, amico e infine rivale.

Scheda tecnica
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Promotori: Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico;
 Azienda Speciale Palaexpo; Fondazione Roma
Produzione: Azienda Speciale Palaexpo e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
Sede: Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16, Roma
Periodo: 5 ottobre 2011 – 15 gennaio 2012
Orari: da domenica a giovedì 10.00-20.00; venerdì e sabato 10.00-22.30.
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura.
Siti internet: www.scuderiequirinale.it

25 OTTOBRE: MARTEDI' IN ARTEbr /Dalle 19.00 alle 23.00 aprono gratuitamente i principali Musei statali

25 OTTOBRE: MARTEDI' IN ARTEbr /Dalle 19.00 alle 23.00 aprono gratuitamente i principali Musei statali

Liliana Merlo - Cinquant'anni di Danza a Teramo

TAKASHI MURAKAMI arte trasalimenti

mercoledì 19 ottobre 2011

UMBERTO BOCCIONI

Umberto Boccioni, pittore, scultore futurista e inventore del Dinamismo Plastico,
nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, 
ma trascorre infanzia ed adolescenza in varie città 
perchè il padre, impiegato statale,
 è costretto a frequenti spostamenti.

La famiglia, originaria di Forlì, si trasferisce a Genova,

 poi a Padova nel 1888 ed in seguito a Catania nel 1897, 
dove Umberto consegue  il Diploma in un Istituto Tecnico.

Nel 1899 Umberto Boccioni si trasferisce a Roma 

presso una zia, frequenta la Scuola Libera del Nudo 
e lavora presso lo studio di un cartellonista.

In questo periodo il giovane pittore, dallo stile molto realista,

 conosce l'altrettanto giovane Gino Severini 
e con lui frequenta lo studio di Giacomo Balla, 
che in quegli anni, a Roma, è maestro molto famoso, 
per approfondire la ricerca sulle tecniche divisioniste

Dal 1903 al 1906 Umberto Boccioni partecipa 

alle esposizioni annuali della Società Amatori e Cultori,
 ma nel 1905  in polemica con il conservatorismo 
delle giurie ufficiali, organizza con Severini, 


nel foyer del Teatro Costanzi, la "Mostra dei rifiutati".

Arte Futurista

PAUL CEZANNE


Paul Cezanne. L'atelier del Mezzogiorno a Palazzo Reale di Milano di  , Mercoledì 19 Ottobre 2011

Un omaggio al grande maestro originario di Aix-en-Provence e alla sua straordinaria maniera pittorica che tanta influenza ebbe sugli artisti dei movimenti successivi come il Cubismo e il Surrealismo. Le prime opere, i magnifici ritratti, i paesaggi, le celebri nature morte, sino agli ultimi straordinari dipinti degli inizi del... Continua la lettura »
 

Il mondo è delle donne: otto artiste attive a Roma di , Martedì 27 Settembre 2011

Otto artiste attive a Roma raccontano il loro incontro con la rivoluzione determinata e gioiosa del femminismo. Percorsi individuali e/o collettivi, fatti di volta in volta di passione o di interesse intellettuale, di militanza quotidiana e di coinvolgimento esistenziale; oppure di domande, di riflessioni, di sguardi da lontano. Fuori...Continua la lettura »
 

martedì 18 ottobre 2011

Julius Evola, dalla trincea a Dada (6 di 10)

PIER PAOLO CALZOLARI

EDVARD MUNCH


MOSTRA DELLA SETTIMANA
17/10/2011 -

Edvard Munch, l’occhio dell’inquietudine

'Notte stellata', un'opera del 1922-24
Notte stellata, un'opera del 1922-24

Un’imponente mostra al Centre Pompidou di Parigi ripercorre
la produzione novecentesca dell’autore dell’Urlo. E si scopre
che fu anche fotografo

FRANCESCO POLI
PARIGI
Naturalmente, quando si va a visitare una mostra importante di Edvard Munch, ci si aspetta di vedere L’urlo, l’icona quintessenziale della solitudine e dell’angoscia dell’uomo moderno, ma questo capolavoro del 1893 è clamorosamente assente al Centre Pompidou. È vero che il quadro, dopo il furto del 2004 e il suo tribolato ritrovamento, è ormai bloccato nel suo museo di Oslo, ma non sono esposte neanche le altre versioni disegnate o in litografia. E credo che si tratti di una scelta voluta dai curatori per non fissare ancora una volta, in modo prevalente e troppo emblematico, l’attenzione sul periodo più celebrato della ricerca dell’artista norvegese, quello degli Anni 90 incentrato su Il fregio della vita, ciclo simbolico dedicato ai temi dell’amore, dell’angoscia e della morte. E in effetti l’intenzione di questa esposizione che presenta circa centoquaranta opere (tra dipinti, disegni, acquerelli, fotografie e anche una scultura e un breve filmato) è quella di sottolineare soprattutto la modernità di Munch, la sua appartenenza a pieno titolo anche alla ricerca più vitale del XX secolo. Il che vuol dire che Munch non deve essere solo considerato come un artista che (relativamente influenzato all’inizio da Van Gogh e Gauguin) si afferma come precursore e maestro dell’espressionismo con connotazioni simboliste specificamente nordiche.

È vero che i caratteri fondamentali della originalissima e drammatica espressività esistenziale della sua pittura si definiscono molto presto, ma è anche vero che, sia pure senza sostanziali soluzioni di continuità stilistica e senza rotture formali d’avanguardia, il suo linguaggio si evolve per decenni in presa diretta con lo spirito del tempo in termini di intensità e di profonda autenticità estetica, fino agli straordinari esiti della sua fase finale. In questo senso, diventa più significativo dell’anno di nascita (1863) quello della sua morte nel 1944, lo stesso della scomparsa di due altri grandi innovatori come Kandinskij e Mondrian. E allora si può comprendere il fascino tragicamente esistenziale (in cui risuona sempre l’eco lontana e ossessiva dell’Urlo) degli ultimi autoritratti, tra cui in particolare Tra il letto e l’orologio a pendolo, dove si vede in una stanza, in mezzo a questi due oggetti, la figura quasi fantasmatica del vecchio artista in piedi. E un dipinto di assoluta evidenza allo stesso tempo realistica e simbolica.

Per evidenziare la dimensione moderna della personalità dell’artista e della sua opera, i curatori Angela Lampe e Clément Chéroux, hanno articolato il percorso espositivo non in ordine cronologico ma per sezioni tematiche piuttosto variate. Le prime due sale mettono in scena un interessante confronto fra le versioni originali di celebri dipinti degli Anni 80/90 (tra cui La fanciulla malata, Pubertà, Le ragazze sul ponte, Il bacio, Vampiro) e alcune delle rielaborazioni successive. Qui si può da un lato vedere l’evoluzione della pittura in termini sempre più fluidamente sintetici e cromaticamente accesi, e dall’altro riflettere sul senso di queste operazioni di reiterazione degli stessi temi sicuramente legate alla necessità di riattualizzare la scintilla delle emozioni creative più profonde, ma anche all’esigenza di soddisfare le richieste di mercato (secondo alcuni non benevoli critici).

In ogni caso la ripresa quasi ossessiva di composizioni precedenti era sicuramente un aspetto peculiare del processo operativo del pittore come dimostra la sala in cui è esposta una mirabile sequenza di variazioni della Donna che piange, del 1907/8. E a questo riguardo possiamo vedere anche una foto di una modella nuda in piedi, scattata dall’artista stesso. Ma questa è la sola foto usata come libero riferimento per un lavoro pittorico. Tutte le altre foto che Munch ha fatto in due distinti periodi della sua vita (dal 1902 al 1910, e dal 1926 al 1932) sono soprattutto autoritratti in primo piano o in mezzo ai suoi quadri, foto dello studio e qualche veduta esterna. Queste immagini, che sono esposte in due salette, sono uno degli aspetti interessanti della mostra. È chiaro che Munch non aveva ambizioni da fotografo, ma era fortemente attratto dalla possibilità di usare la macchina fotografica come un mezzo per conoscere meglio se stesso «dall’esterno», e per fissare la stretta connessione fra sè e la sua opera. Lo stesso vale per l’uso di una piccola cinepresa, di cui rimane un breve e curioso film in cui l’artista riprende se stesso che osserva incuriosito l’obiettivo. Tutto questo ha a che fare con la sua ansia di introspezione che, oltre alla serie notevole di autoritratti, si sviluppa anche in tarda età attraverso affascinanti e inquietanti lavori in cui ormai semi-cieco, cerca di rappresentare la sua stessa visione perturbata, con effetti addirittura astratti.

lunedì 17 ottobre 2011

VAN GOGH


Rivelazione: Van Gogh non si uccise
Premette il grilletto un ragazzino

Autoritratto di Vincent Van Gogh

Nuova biografia dell'artista:
il pittore vittima di un incidente
per una pistola malfunzionante

Vincent Van Gogh non si suicidò, ma fu ucciso accidentalmente da un ragazzino. E' quanto sostengono gli autori di Van Gogh: The Life, una nuova biografia dell'artista in uscita oggi, in cui si afferma che, molto probabilmente, Van Gogh venne ucciso per errore dai colpi esplosi da una "pistola malfunzionante" del 16enne Réné Secretan.

Il pittore morì a Auvers-sur-Oise, nel 1890, all'età di 37 anni. Sebbene gli autori, Steven Naifeh e Gregory Smith, premettano che «nessuno sa con certezza cosa successe», in un'appendice al loro libro di 900 pagine offrono una ricostruzione diversa di quanto avvenne ad Auvers il 27 luglio 1890, che, a loro giudizio, avrebbe più senso della versione accreditata finora.

Il colpo fatale sarebbe stato esploso dal 16enne Secrétan, a cui piaceva vestirsi da cowboy e girare con una vecchia calibro 380 per sparare a scoiattoli, uccelli e pesci. Secondo gli autori, Van Gogh non denunciò il ragazzo, e il fratello che era con lui, perché non voleva che venisse punito e perché, soprattutto, vide la morte come una via di uscita da un periodo in cui era «più triste e solo di quanto si possa ritenere».

«Abbiamo meditato a lungo su questa rivelazione - ha detto Naifeh al quotidiano britannico Times - e siamo giunti alla conclusione che questa verità nobiliti Vincent. Se in effetti la persona che premette il grilletto non fu Vincent ma René, il pittore non lo accusò perché si rese conto che era stato un incidente e non voleva rovinare la vita di questi due ragazzi: è stato un atto di generosità».

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