martedì 20 marzo 2012

JOHN CAGE






VENITE A NEW YORK PER IL CENTENARIO DI JOHN CAGE?
 
Vi trasmetto l'INVITO di Emanuel Dimas de Melo Pimenta
 
Cordialmente Lucrezia De Domizio Durini


lunedì 19 marzo 2012

LUCIENNE VESCOVO - Palazzo Zenobio -Venezia


Itay 150° Art Fair
Il Premio Speciale “Itay 150° Art Fair” organizzato dall’Associazione Culturale Art in The City all’interno del Primo Premio Internazionale di Pittura Scultura e Fotografia Art in The City New York, nasce dalla volontà di dare la possibilità ad artisti affermati o emergenti, artisti non ancora rappresentati da Gallerie d'Arte o comunque ancora poco conosciuti, di entrare nel circuito dell’arte contemporanea Nazionale ed Internazionale attraverso il coinvolgimento di un comitato scientifico e di una giuria composti da critici d’arte, storici, curatori indipendenti e professionisti del settore della cultura e del mercato dell'arte nella selezione delle opere candidate, con l'allestimento di mostre in Italia e all'estero.
Finalista del premio Lucienne Vescovo, pittrice e incisore, triestina ma veneta per scelta, che per la prestigiosa esposizione ha realizzato DANCE realizzata con tecnica mista china e matita su carta pressata su pannello di faesite.
Lucienne Vescovo, ha studiato tecniche incisorie presso la scuola internazionale di grafica a Venezia. Ha seguito un corso di calcografia presso l'accademia internazionale Raffaello di Urbino. Ha seguito un corso di xilografiaa Bolzano. Ha preso parte a molte mostre, tra personali e collettive, di carattere nazionale ed internazionale presso le città di Parigi, Lugano, Venezia, Milano, Salsomaggiore, Trieste, Firenze, Treviso, Pordenone, Padova. L'artista ha operato come disegnatrice–stilista per l'industria tessile. Lucienne Vescovo ha ottenuto numerose segnalazioni ed è stata ripetutamente premiata per i suoi lavori grafici. L'artista lavora da una decina di anni nel Veneto e le sue opere sono costantemente in mostra presso galleristi di Milano, Verona e Treviso. Nelle sue composizioni pittoriche e grafiche, oltre a notevole precisione tecnica, capacità manuale, espressività e sintesi, si evidenzia un felice gusto decorativo ed un chiaro processo meditativo e riflessivo accompagnato d

Kiefer, tre settimane in convento

Kiefer, tre settimane in convento

EMILIO VEDOVA


Nel 1981 Vedova inizia cicli di grandi dipinti su tela chiamandoli 'Teleri' proprio come nella antica tradizione veneziana dove il teler era una grande tela applicata alla parete e dipinta ad olio. Queste opere sono caratterizzate da una incontenibile carica espressionista, dal gesto forte e potente e dall’uso del colore timbrico ed esplosivo. La mostra testimonia con tre serie di teleri, movimentate dalla macchina che l’arch. Renzo Piano ha progettato per Emilio Vedova, alcune opere, particolarmente significative di quegli anni, dal ciclo 'Compresenze' del 1981 ed 'Emerging' del 1982, dal ciclo 'Rossi' e …als ob… del 1983 a quello 'Da Dove' (1984) e 'Di Umano' (1985), che anticiparono 'i Dischi', 'i Tondi' e gli 'Oltre'.
dettagli
Biglietto: consulta il sito della Fondazione
organizzatori
 dal 13/03/2012 al 25/04/2012

JANNIS KOUNELLIS



19/03/2012 -

Kounellis, la lunga litania
dei cavalletti giganti

L'installazione di Kounellis alla Galleria Persano di Torino

Da Persano la nuova grande installazione di cappotti e rotaie

FRANCESCO POLI
TORINO
Lo spazio della galleria Persano è un grande e spoglio capannone urbano completamente imbiancato, con un soffitto curvo molto alto. In questo luogo ancora impregnato dalla memoria delle passate attività di lavoro Jannis Kounellis ha messo in scena con raffinata strategia una complessa installazione caratterizzata da un singolare fascino quasi sacrale. Entrando ci troviamo davanti a una potente e impressionante schiera di quattordici enormi cavalletti, fatti di barre di ferro, su cui sono appoggiate, come quadri, delle lastre rettangolari sempre metalliche. Ogni quadro accoglie degli ammassi di vecchi cappotti scuri sospesi con inquietanti ganci da macellaio. L'installazione è rigorosamente frontale, e l'effetto complessivo è allo stesso quello di una sorta funerea processione di strutture, e di una straniante aula di pittura per allievi giganti invisibili. «Io sono un pittore - dice Kounellis - e questi miei ultimi lavori sono gesti, materia composta di cappotti trovati nei mercatini, che perdono ogni tipo di forma per rappresentare semplicemente delle persone».

E in effetti (come Burri anche se in modo diverso) Kounellis fa della «pittura» con altri mezzi: utilizza materiali e oggetti poveri, quelli della dura produzione industriale e quelli della quotidianità carichi di vissuto, enfatizzando la loro fisica espressività primaria ma trasformandoli anche in segni figurativi e plastici di una ormai ben collaudata sintassi formale e compositiva, e in elementi di una orchestrazione spaziale che genera un'energia estetica carica di potenzialità immaginifiche e di profonde valenze culturali, politiche, esistenziali. Kounellis è sempre stato prima di tutto un umanista: l’interesse fondamentale al centro della sua ricerca è la riflessione sulla condizione dell’uomo, nella sua dimensione individuale e collettiva. Nel suo lavoro entrano sempre in gioco le questioni fondamentali legate ai temi cruciali dell’identità delle radici culturali e mitiche, e delle esperienze troppo spesso traumatiche e alienanti degli avvenimenti storici e politici, passati e presenti. L’arte può fare poco, in termini concreti: forse è solo una «consolazione metafisica» come dicevano Schopenhauer e Nietzsche, ma può avere la capacità eccezionale di contribuire all’invenzione essenziale di nuove visioni del mondo, e alla meditazione profonda sull’enigma del nostro destino. Kounellis, anche in questa occasione, ha lavorato per creare una interazione vitale e reciproca fra arte e realtà, dove però la prima tende progressivamente a prendere il soppravvento con una struggente deriva pessimistica e nostalgica. I cappotti usati e scuri, svuotati dai corpi che li indossavano, appaiono come reliquie di tragiche esistenze e si presentano ormai solo come fantasmatiche e informi presenze estetiche. In questo senso è esemplare un bellissimo lavoro in mostra: delle rotaie di treno posate su traversine ricoperte anch’esse da neri cappotti cuciti fra loro.

JANNIS KOUNELLIS
TORINO, GALLERIA GIORGIO PERSANO
FINO AL 16 GIUGNO

JOAQUIN SOROLLA



La mostra

Sorolla Giardini di luce

Joaquín Sorolla è una delle personalità artistiche più affascinanti del panorama spagnolo in quel periodo cruciale segnato dalla diffusione dell'impressionismo e del simbolismo. Protagonista della Belle Epoque, celebrato ritrattista accanto a Sargent e Boldini, fu un maestro nel restituire sulla tela l'incanto della luce, con una pittura immediata e allo stesso tempo sapiente, che guarda alla lezione di Velázquez oltre che al paesaggismo nordico e francese dell'Ottocento.
http://www.palazzodiamanti.it/1075/la-mostra

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