sabato 27 agosto 2011

OSVALDO LICINI


Così lontani, così simili tra loro
A Fermo nuova luce su Licini e Morandi

Nel Palazzo dei priori, una grande mostra indaga le affinità elettive tra i due maestri del Novecento. Tra inediti e lavori rari, sfila tutta la loro aspirazione alla modernità

di LAURA LARCANFERMO  -  Scoprire le affinità elettive tra due artisti come Osvaldo Licini e Giorgio Morandi significa compiere un viaggio al di là della poetica essenziale delle cose. Significa scavalcare le visioni fantastiche e sognanti del primo, superare quel senso apparente di ordine del secondo, per conquistare di entrambi l'intima aspirazione alla modernità del linguaggio, alla sperimentazione audace e più radicale delle forme. Un'esperienza che regala la mostra "Osvaldo Licini  -  Giorgio Morandi. Divergenze parallele", visitabile fino al 25 settembre a Palazzo dei Priori di Fermo, con una raffinata appendice al Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado, dove Licini nacque (1894) e dove decise di vivere, dopo il lungo soggiorno a Parigi, dal dopoguerra alla metà degli anni Venti - e dove fu anche sindaco dal 1946 al 1956  -  dedicata al rapporto che lega l'arte di Licini e Morandi alla poesia di Dino Campana, per un verso, e di Giacomo Leopardi, per un altro.

LE IMMAGINI 1

La mostra, curata da Marilena Pasquali e Daniela Simoni, e frutto di una inedita ricerca documentaria condotta per più di un anno tra archivi e biblioteche di mezza Italia, con l'obiettivo di riconsiderare i due portentosi maestri del Novecento, distanti per temperamento e stile espressivo, ma legati per cinquant'anni da una solidarietà 
amicale fatta di condivisioni e comprensioni. Le cinque sezioni cronologiche che si susseguono nell'esposizione di Fermo, che scandiscono per entrambi gli esordi negli anni Dieci fino agli anni Cinquanta e Sessanta, propongono un duetto parallelo tra le opere di Morandi - 43 lavori tra oli, disegni e incisioni dal 1909 al 1963, un anno prima della scomparsa  -  e quelle di Licini - 51 dipinti, tra il 1913  il 1958, anno della morte - ad offrire in presa diretta un repertorio di diversità ma allo stesso tempo sorprendenti analogie grazie ad un patrimonio di prestiti illustri da parte di importanti istituzioni museali pubbliche.

Per Licini si è riusciti a riunire tutte le maggiori collezioni pubbliche e private: da quella fondamentale degli eredi Silvia e Lorenzo Licini al fondo Hellström della Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno. Osvaldo Licini, marchigiano fino al midollo osseo, ci piace considerarlo il Klee italiano, tra i pochi artisti che seppe metabolizzare le teorie di matrice Bauhaus, e cercare appassionatamente il valore evocativo e suggestivo del colore accanto alla libera invenzione delle forme. Morandi, solitario e pignolo bolognese, è il pittore che ha dato a bottiglie e vasi di fiori, un valore estetico universale, al di là della classificazione accademica di "natura morta", infondendo più ebbrezza astrattista che rigore compositivo.

Il percorso, dunque, inanella piccole grandi esperienze congiunte, fatte di accordi e disaccordi armonici. Dai primi documenti d'Accademia sulla scia di un primitivo interesse per il futurismo, alle ricerche più sperimentali negli anni Venti, attraversando gli anni Trenta tra la scelta astratta di Licini e le atmosfere inquiete di Morandi. E gli anni Quaranta dei capolavori, tra Licini che codifica il suo mondo di creature fantastiche, tra Amalassunte e Angeli ribelli, e Morandi che dà alla luce i suoi scenari misteriosi e lirici di oggetti, quando metabolizzò la lezione di Cézanne, Vermeer e Corot, accanto a paesaggi infarciti di silenzio spettrale e malinconia. Fino al riavvicinamento nel dopoguerra.

A restituire questa doppia parabola sono, per Morandi, capolavori come "Fiori" del 1913, le grandi "Bagnanti", la "Natura morta" del 1932, la "Natura morta (conchiglie)" del 1943. E spiccano alcuni inediti, come la "Natura morta con il busto di gesso", lavoro d'Accademia, il "Paesaggio" del 1927, autenticato dal Comitato per il Catalogo Morandi nel 2011. Di Licini sfilano alcuni dipinti esposti alla sua prima importante mostra dell'Hotel Baglioni del 1914, come l'"Autoritratto" e il  "Ritratto di Giacomo Vespignani". Ancora, "Ritratto di Nella", "Archipittura" del 1932, "Castello in Aria", "Figura T3", "Fiore Fantastico" del 1941-43, la grande "Amalassunta Rossa" del 1950, il "Filosofo", l'Angelo disegnato su fondo giallo. Chicca, per la prima volta viene esposta una splendida "Marina" del 1922, accanto alla grande "Natura morta con limone" e al grande "Nudo".

Notizie utili  -
  "Osvaldo Licini - Giorgio Morandi Divergenze parallele", fino al 25 settembre 2011
Fermo, Palazzo dei Priori, Monte Vidon Corrado, Centro Studi Osvaldo Licini
Orari: agosto, tutti i giorni: 10-13/16-20; settembre: martedì-venerdì: 10-13/ 15.30  -  18, sabato e domenica: 10-13/ 15.30  -  19. Chiuso il lunedì.
Ingresso: intero €8, ridotto €5.
Informazioni: Call center, info, prenotazioni e visite guidate: 199.151.123.
Catalogo: Gli Ori di Pistoia.

 
(21 agosto 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 25 agosto 2011

MODIGLIANI - Picasso - Dalì


Modigliani, Picasso e Dalì in mostra a Ferrara

“Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933” sono protagonisti a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dall'11 settembre 2011 all'8 febbraio 2012
Modigliani, Picasso e Dalì in mostra a Ferrara
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La capitale francese all'inizio delle 1900 è stata più di qualsiasi altra città europea un crocevia di tendenze, fermenti culturali, grandi rivoluzioni del pensiero occidentale. Anni folli quelli dal 1918 al 1933 a Parigi. Anni significativi per il mondo dell'arte che vide protagoniste personalità illustri.

Questo è l'affresco che il visitatori si trova ad indagare nella mostra “Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933” presso gli spazi del Palazzo dei Diamanti diFerrara dall'11 settembre 2011 all'8 gennaio 2012.

La mostra prende le mosse dalle opere di Monet, Matisse, Mondrian, Picasso, Braque, Modigliani, Chagall, Duchamp, De Chirico, Miró, Magritte e Dalí che furono i principali protagonisti di un periodo di eccezionale vitalità artistica.
Se la monumentale Fonte di Renoir rivelò a Picasso e ai suoi colleghi la forza di una rilettura moderna dell’arte classica e rinascimentale, opere rivoluzionarie di Monet come il Ponte giapponese scardinarono qualsiasi idea di rappresentazione naturalistica e prospettica, giungendo alle soglie dell’astrazione.

Parigi in quegli anni è una città cosmopolita e bohémien dove nascono nuove correnti e nuovi stili, dove la cosidetta "Scuola di Parigi", realizza nudi di straordinaria bellezza come Nudo di Modigliani che con le sue forme piene e armoniche rivela quell'aspirazione all'equilibrio cui daranno voce, in modi diversi, molte delle tendenze attive a Parigi negli anni Venti. Capolavori come Mandolino, bicchiere e fruttiera di Picasso e Il tavolino rotondo di Braque testimoniano lo stile elegante e misurato sperimentato in questa fase dai padri del cubismo. Sempre a Parigi, dal 1919, l'olandese Piet Mondrian diede alla luce le sue rivoluzionarie tele neoplastiche ispirate a un principio di ordine universale, mentre con il dadaismo e il surrealismo irrompe sulla scena artistica parigina l'esuberanza creativa e lo spirito radicale dei movimenti d'avanguardia.

Tanti movimenti artistici, tanta esuberanza culturale, tutte facce diverse di uno stesso prisma attraversato dalla luce di una sola città, Parigi, e di uno stesso periodo culturale, quello dalla fine della Grande Guerra ai primi anni Trenta che viene raccontato magistralmente in questa mostra.

Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalí. 1918-1933 
Palazzo dei Diamanti
Ferrara
11 settembre 2011 – 8 gennaio 2012

martedì 23 agosto 2011

PAUL KLEE


"Eiapopeia" la parola dal suono magico che sembra uscita dai libri di J.K. Rowling, e che indica le ninne-nanne in tedesco, adatta ad evocare le atmosfere immaginifiche tipiche dell'infanzia, sembra la chiave d'accesso perfetta per l'universo fanciullesco illustrato nella mostra su Paul Klee; con una sezione ricca ed interessante quella dedicata alle marionette (che l'artista aveva realizzato per il figlio Felix fra il 1916 ed il 1925 con materiali fra i più disparati come gusci di noce, patchwork da abiti usati, cartone) e per le quali è stato costruito da Andrea Comotti e Beatrice Laurora, un palcoscenico sul modello del teatrino indicato dallo stesso Klee.
Affascinante la galleria riservata agli angeli, non concepiti come creature immateriali o immortali, ma come forme in divenire in grado di celare la natura nascosta delle cose.
In quest'ottica l'infanzia diventa anch'essa un concetto astratto da rappresentare, il cui segno viene considerato dal pittore quasi come crisalide prima che si dischiuda la farfalla, una sorta di fase embrionale, in cui sono accennate nell'essere umano tutte le sue peculiarità. Ad onor del vero, osservando molti di questi schizzi, ben si comprende il perché Paul Klee amasse definirsi pittore-poeta e lasciano molto intravedere della sua poliedrica anima, legata indissolubilmente a tutte le arti, alla musica non meno che alla letteratura. I caratteri tipici della dimensione infantile diventano per Klee l'elemento attraverso cui raccontare il mondo.
L'esposizione curata da Alberto Fiz, si articola in 120 opere fra cui i disegni, ma anche foto che segnano le tappe fondamentali del percorso personale e non di Klee; dal "Bambin Gesù" del 1883 realizzato a soli 4 anni, a "Uomo e Albero" del 1940 poco prima della sua scomparsa. Molti fra questi lavori che compongono il corpus sostanziale del viaggio nell'immaginario fanciullesco sono visibili per la prima volta in Italia e provengono alcune dal "Zentrum Paul Klee" di Berna e dalla "Fondazione Antonio Mazzotta" di Milano, che insieme alla Regione Valle D'Aosta, hanno concorso entrambi alla realizzazione di questo evento al Museo Archeologico Regionale.
È possibile, di conseguenza ammirare gli acquarelli su carta su cartoncino " Gioco di Pesci" del 1917; "Americano-Giapponese" del 1918, ed ancora la splendida tempera su carta su cartone "La Casa Rossa" datata 1913 oltre all' "Albero di Fico" del 1918 e "Sopra la mia casa naturalmente la luna" penna su carta su cartone, le ultime due fanno parte di collezioni private. A chiudere la galleria la curiosa analogia con i primi filmati dei fratelli Lumière che avevano come soggetto proprio temi legati alla fanciullezza, e che molto hanno influenzato l'età decisiva per la formazione di Paul Klee.
  marionette

Aosta - Museo archeologico regionale
Paul Klee, "Eiapopeia, l'infanzia nell'opera di Paul Klee", fino all'11 settembre 2011
u-mostre@regione.vda.it

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