mercoledì 14 settembre 2011

I volti del Rinascimento


dama con ermellino
Berlino, 26 agosto 2011 - E’ LA MOSTRA dell’anno, un evento europeo, “Gesichter der Renaissance, volti del Rinascimento”, aperta ieri al Bode Museum di Berlino (fino al venti novembre, poi andrà a New York). Mai è stato possibile riunire tanti capolavori: vedere cinque Botticelli in una stanza è una sensazione da capogiro, e poi Donatello, i due Bellini, Masaccio, Antonello da Messina, Raffaello, Luca Signorelli e i loro contemporanei, 170 opere venute da ogni parte d’Europa e dagli Stati Uniti, tra cui una cinquantina di oli, oltre i busti e le medaglie. E molti sono i capolavori prestati dai nostri musei, al primo posto gli Uffizi. Sono le facce degli italiani, quelli di allora, principi e banchieri, avventurieri e belle donne, garzoni di bottega e cardinali. La mostra è un omaggio al periodo più splendido del nostro paese. Allora erano i nostri banchieri a concedere prestiti ai monarchi d’Europa. I giornali dedicano all’evento pagine e interi inserti, compresa la popolare “Bild Zeitung” che le dedica la prima pagina.
LA PROTAGONISTA della mostra è la “Dama con l’ermellino”, dipinta da Leonardo da Vinci otto anni prima della Monna Lisa: per molti il ritratto della senese Cecilia Gallerani è più affascinante della Gioconda. La giovane aveva sedici anni ed era l’amante di Lodovico Sforza. Lui sposò poi per ragioni dinastiche Beatrice d’Este, ma lei era una poetessa ammirata e amata da letterati e artisti.
Il quadro, una sottile lastra di noce 54 centimetri per 43, racchiude cinque secoli della storia europea, da Milano a Cracovia, a Parigi e Berlino, tra amori e guerre. Per trecento anni scomparve per ricomparire nella mani di un giovane principe, Jerzy Adam Czartoryski, discendente di una delle più antiche dinastie di Polonia. All’inizio dell’Ottocento, compra a Roma la “Dama” per la madre, che vuole creare un museo. Ma l’attribuzione a Leonardo non è ancora certa. Il destino di Adam è quello della sua patria tormentata: si batte per la Russia, e poi contro lo Zar, condannato a morte dallo zar Nicola fugge a Parigi portando con sé il ritratto.
Cecilia dallo sguardo obliquo e fiero torna a Cracovia alla morte del principe. Allo scoppio della Grande Guerra, viene messa al sicuro a Dresda, per rientrare in Polonia nel 1920. Non c’è pace per la giovane con l’ermellino. Nel ’39 giungono i nazisti, e se ne impossessa Hans Frank, il “boia di Auschwitz”.
PORTA il quadro nella sua villa in Baviera. Il figlio Norman si ricorda che il padre controllava personalmente ogni giorno temperatura e umidità per preservare il capolavoro. Si curava di Cecilia, mentre mandava nelle camere a gas migliaia di ebrei. Dopo la guerra, la “Dama” rimase a Berlino per un breve tempo prima di venire restituita a Cracovia. Il dipinto è così fragile da non poter seguire la mostra a New York. 

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